IL PROGETTO ALISEA: IL GIARDINO CHE CURA

Progetto Alisea: Associazione Antea Cassino e Fondazione Alberto Sordi creano il primo giardino sensoriale al Centro per la Salute dell’Anziano

C’é chi il lockdown lo vive tutti i giorni, magari da anni e senza pandemia. Sono le persone anziane o comunque fragili, vittime di impedimenti fisici o neurodegenerativi che improvvisamente o magari con una lenta progressione, si sono impossessati della loro esistenza. Immaginiamo all’improvviso di trovarci a vivere una condizione di deficit uditivo e visivo confinato in un letto o in una sedia a rotelle di una residenza a causa degli esiti di un ictus. Untiamo dire da tutti che le poche settimane di lockdown hanno inciso profondamente nella psicologia di giovani e anziani: ma quanto incide un lockdown neurosensoriale e/o motorio di anni? Certo, l’essere umano è in grado di adattarsi a tutto… o quasi. Qualcuno potrebbe pensare: “ Ma ora con le medicine si fanno miracoli!”. È sicuramente vero che la ricerca ha compiuto e compie ogni anno grandissimi progressi nella ricerca di farmaci in grado di contrastare tantissime patologie. Purtroppo, per quanto riguarda le patologie neurodegenerative o le condizioni di terminalità i progressi sono lenti, lentissimi. Attualmente c’è una sola consapevolezza: per queste condizioni di malattia, i farmaci non bastano. 17

I pazienti e chi si prende cura di loro, hanno bisogno di strumenti di supporto che consentano di favorire al massimo il recupero di quelle capacità residue allo scopo di migliorare sensibilmente la qualità di vita di queste persone fragili. Tra questi strumenti di supporto vi sono quelli che gli anglosassoni chiamano healing gardens, i “giardini che guariscono”. Ambiti che dagli anni ’80 del novecento sono entrati nella progettazione architettonica di centri ospedalieri in tutto il mondo ma che sono ancora poco presenti in Italia.

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Da queste considerazioni che è nata l’idea base di un nuovo progetto d’assistenza e di ricerca che sarà realizzata sulle terrazze del CeSA (Centro Salute dell’Anziano) che fa parte delle strutture del Policlinico dell’Università Campus Bio Medico di Roma: “Alisea, il giardino del buon vento”. Il CeSA ospita non soltanto ambulatori specialistici del Policlinico ma, soprattutto, il Centro di Medicina Fisica e Riabilitativa dell’Università Campus Bio Medico, il Centro Diurno per Anziani Fragili e da pochissimo il Centro di Cure Palliative “Insieme nella Cura” del Policlinico. Si tratta quindi di un luogo veramente “vocato” alla creazione di Alisea.

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Partendo dalla realizzazione di un healing garden progettato secondo criteri di ecosotenibilità, modularità e sostenibilità, in altre parole capacità di mantenersi “vivo” 365 giorni l’anno, si è pensato di coniugare questo “reale” con le tecnologie immersive: realtà virtuale e realtà aumentata. Qual’è lo scopo di questa unione? Se Il giardino sensoriale produce neuro-stimolazioni grazie ai suoi contenuti, piante, fiori, percorsi di verde attrezzato, ambienti, suoni, profumi, informazioni, il collegamento alle tecnologie immersive permette di vivere tutto questo in un ambiente fisico diverso e prescindendo dalle limitazioni fisiche delle persone (ad esempio: immobilizzazione a letto e/o collegamento a eventuali supporti ventilatori). Un’esperienza da vivere, che attiva tutte le sfere sensoriali consentendo a operatori e caregiver di lavorare in modo più completo al recupero delle funzioni perse o al potenziamento di quelle rimaste. È questa la novità di Alisea, resa possibile dall’incontro con Valentino Megale, CEO di Softcare Studios, che ha già in corso progetti con l’Oncologia Pediatrica del Policlinico Gemelli di Roma per ridurre l’esperienza traumatica dei bambini sottoposti ai cicli di chemioterapia attraverso l’uso della realtà virtuale. Trattandosi di un progetto realizzato in un centro clinico universitario di eccellenza, all’obiettivo del miglioramento della qualità di vita dei pazienti e di chi li assiste, si unisce l’idea di proporsi come strumento per favorire i progetti di ricerca che sviluppino protocolli assistenziali sempre più efficaci per contrastare le disabilità neurosensoriali e cognitive. Anche l’attuale esperienza della pandemia spinge a far convergere strategie diverse per dare soprattutto alle persone anziane e disabili stimoli nuovi che cerchino di superare le barriere fisiche agli spostamenti. È una delle sfide sanitarie del futuro e Alisea vuole avere tutte le carte in regola per affrontarla al meglio.

Il progetto Alisea è ora in campagna crowdfunding sulla piattaforma Sociallending, è un progetto a forte vocazione sociale e risponde perfettamente ad alcune sfide lanciate ad esempio dall’ONU con l’Agenda 2030 – Obiettivi di sviluppo sostenibile, cui tutte le grandi istituzioni devono rispondere e contribuire. Per sostenere con una donazione il progetto Alisea è possibile collegarsi al seguente link:

https://www.sociallendingitalia.net/progetti/alisea/

Per maggiori approfondimenti

Chi ha progettato Alisea

Antea Cassino Associazione onlus collabora da alcuni anni con l’Università Campus Bio Medico di Roma è l’ente capofila del progetto ed ha come partner istituzionali la Fondazione Alberto Sordi e l’Associazione Alberto Sordi. Partner tecnici del progetto sono lo studio di progettazione architettonica “Crisalide” dell’architetto Daniele Volante per quanto riguarda l’Alisea “reale” e Softcare Studios di Valentino Megale per l’utilizzo delle tecnologie immersivi, l’Alisea “virtuale”.

Alisea e il crowdfunding

Alisea sarà realizzato raggiungendo la cifra di 35.000 € attraverso il finanziamento dal basso (crowdfunding). La coordinatrice della campagna di raccolta fondi e della strategia di funding mix è la dottoressa Ida Meglio fondatrice di Sociallendingitalia.net ed esperta in imprenditorialità e innovazione sociale.

Cos’è un Healing Garden

Nel 1984, 46 pazienti operati di colecistectomia furono suddivisi in 2 gruppi: un ricoverato in stanze le cui finestre guardavano su un verde parco alberato e l’altro, in stanze che guardavano un muro di mattoni. Il risultato fu che i primi non solo avevano minori probabilità di sviluppare ansia e depressione ma anche che potevano essere dimessi prima. Lo studio, pubblicato sull’importante rivista Science dall’architetto svedese Roger Ulrich, riaccese l’attenzione sull’opportunità che i luoghi di cura non avessero solo operatori motivati e competenti e tecnologie all’avanguardia ma che fossero anche progettati con attenzione al maggior contatto possibile con un ambiente naturale gradevole e interessante. Era la filosofia che oltre 2000 anni prima, aveva portato alla costruzione dei primi Asklepion nell’area mediterranea e, ai primi del XX secolo, aveva permesso la realizzazione di aree di cura immerse in parchi naturali anche all’interno di grandi città quali il complesso del S. Maria della Pietà a Roma.

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